sabato 24 ottobre 2009
Piero Marrazzo
Quest'ultimo però ha elementi di diversità notevoli, non ci troviamo solo di fronte allo sputtanamento totale di un governatore, ma bensì a qualcosa di più grave.
Il governatore del Lazio di fatto in mano a dei ricattatori. Come scrive Piero Ostellino, questo non può non gettare delle ombre sul suo operato degli ultimi mesi, ne' sarà stato influenzato?
Di fronte a questo diviene superflua, la mia curiosità circa le reazioni della sinistra e di Repubblica: “10 domande a Marrazzo non gliele fate? O forse qui di oscuro c'è ben poco e quindi c'è poco da domandare? Ci sarà il solito doppio pesismo da parte del popolo della sinsitra?”
Come nota a margine non posso fare a meno di dire che ieri sera gongolavo, poiché se c'è un politico che ho trovato antipatico e borioso, con la verità scritta in fronte ed il vangelo in mano (vangelo scritto da lui) è Piero Marrazzo.
E quindi la vena sadica che scorre in me non poteva non gioire di fronte alla sua caduta.
Quest'oggi quella vena si è seccata pensando a quella poveretta della moglie che con tre figli, doveva dare la notizia riguardante il marito al telegiornale.
Faccio un inchino alla professionalità ed alla forza della moglie di Marrazzo, e chiedo scusa a lei per i miei sentimenti meschini.
sabato 17 ottobre 2009
Non se ne' può proprio più.
Purtroppo il clima è rovente, e la colpa è di entrambe le fazioni, perché ognuno ha le sue colpe, dai PM showman, al premier che fa di tutto per inimicarsi la magistratura, ad una magistratura intesa come ordine e casta che difende i propri interessi.
Fatto sta che la giustizia è un problema, che la magistratura è autoreferenziale (e che la politica pretenderebbe di tornare ad esserlo), il giudice che rimise in libertà il figlio di Rina non ha subito particolari danni dalla sua scellerata e reiterata condotta, che i processi sono lunghi, che i CTU che di fatto decidono una serie di cause hanno evidenti conflitti di interesse, e che i giudici continuano a compensare le spese nei processi civili così che ci si ritrova sempre più spesso a vantare crediti che costano più se riscossi che se abbandonati.
La gestione della giustizia è molto importante, e non può essere autoreferenziale, nè può essere controllata dal governo, o eletta per il rischio dell'infiltrazione mafiosa, insomma si dovrebbe avere un buono e sano equilibrio di poteri.
I problemi sono tanti e seri, e la politica è attenta ai bisogni del premier anziché a quelli del cittadino, e se Dio non voglia, la maggioranza decida di toccare e riformare qualcosa subito le lobby insorgono gridando allo scandalo, al pericolo per la democrazia...ecc...
Si può andare avanti così?
giovedì 18 giugno 2009
Perchè andare a Votare al Referendum
Voglio far notare a tutti coloro che si degneranno di riflettere su questo referendum, che come al solito la stampa e tutti i media, trascurano e tralasciano di informare il cittadino circa i meccanismi ed il funzionamento del Referendum.
Questo a parer mio dovrebbe far riflettere sia sull'annoso problema dell'informazione in Italia che sull'evidenza di un paese influenzato dai poteri forti che sono ancor più forti per la mancanza di cultura e del senso civico del comune cittadino.
Con questo cosa voglio dire? Che se non c'è informazione è perché la gran parte dei partiti (partitocrazia) non vuole che ci sia perché questo Referendum scompaginerebbe interi blocchi di potere consolidato nel paese.
E' mia opinione che questo sia sufficiente per votare SI a tutti e 3 i quesiti referendari, ma ciò non è tutto, perché a questo motivo si possono aggiungere tranquillamente quelli di Panebianco e tanti altri.
Sarebbe bello se una volta tanto i miei concittadini, andassero a votare invece di andare al mare.
Ma il popolo bue non farà altro che brucare, ed io come al solito andrò a votare perché non voglio perdere il diritto di sentirmi dissenziente rispetto agli attuali assetti di potere.
Io non sarò colpevole di favoreggiamento.
Perchè Votare si al Referendum
Gli italiani saranno chiamati il 21 giugno a votare per un referendum che propone di modificare la legge elettorale in vigore. Come risulta dai sondaggi, tanti italiani sono ancora disinformati, non sanno nulla dei quesiti referendari. E, inoltre, una gran parte delle forze politiche li incita alla astensione. Anche in queste sfavorevoli circostanze è però giusto continuare a discuterne.
La mia prima osservazione è che diversi critici del referendum hanno avanzato una obiezione che non sembra leale. Hanno sostenuto che quello che uscirebbe da una vittoria dei «sì» nel referendum non sarebbe comunque un buon sistema elettorale. L'obiezione non mi pare leale perché in Italia non esiste l'istituto del referendum propositivo. Non si può dunque sottoporre al voto popolare il sistema elettorale che si preferisce (io, per esempio, preferisco di gran lunga i sistemi elettorali maggioritari, con collegi uninominali). Col referendum abrogativo si può solo incidere su leggi esistenti. Il referendum tenta semplicemente di migliorare quella che in tanti giudichiamo una pessima legge elettorale. Non può fare nulla di più. Per onestà nei confronti dei lettori devo precisare che mentre scrivo questo articolo mi trovo in flagrante conflitto di interessi. Faccio parte del comitato promotore del referendum e certamente intendo difendere, insieme al referendum, la coerenza e la validità della mia scelta.
Che cosa intendevano (intendevamo) fare i proponenti del referendum, soprattutto con il quesito più importante, quello che chiede di spostare dalla coalizione di partiti alla singola lista il premio di maggioranza? Intendevano (intendevamo) contrastare l'aspetto più grave e pericoloso della legge elettorale in vigore: il fatto che essa non contiene alcun anticorpo contro la frammentazione partitica (e ricordo che fra tutti i pericoli che può correre una democrazia quelli che vengono da un eccesso di frammentazione partitica sono di gran lunga i più gravi). Ma, si obietterà: alle ultime elezioni, nonostante la legge in vigore, la frammentazione partitica è stata drasticamente ridotta. E’ vero ma la causa è stata esclusivamente una decisione politica: la scelta di Walter Veltroni di sbarazzarsi dell'antica coalizione di centrosinistra e di puntare sul «partito a vocazione maggioritaria».
Fu quella decisione che, ricompattando la sinistra (anche se non del tutto: Veltroni commise poi il gravissimo errore di allearsi con Di Pietro), obbligò anche la destra a un analogo ricompattamento (con la nascita del Popolo della Libertà). Ma ora Veltroni è fuori gioco e anche il partito a vocazione maggioritaria è stato messo in soffitta.
Alle prossime elezioni il Partito democratico tornerà, presumibilmente, a una più tradizionale politica delle alleanze (ed è plausibile che, per diretta conseguenza, si manifestino tendenze disgregative anche a destra). La legge elettorale in vigore tornerà allora a sviluppare le sue letali tossine, alimenterà di nuovo la frammentazione partitica. Se non si fa qualcosa (e l'unico «qualcosa » possibile è, al momento, il referendum) il sistema politico italiano sarà di nuovo tra pochi anni, come è stato negli ultimi decenni (fino al 2008), il più frammentato dell'Europa occidentale.
Come sempre quando si ragiona di sistemi elettorali le critiche più serie e argomentate alla proposta referendaria sono state avanzate da Giovanni Sartori. Sartori fa due obiezioni. La prima: con il sistema elettorale che uscirebbe dal referendum un partito che raggiungesse, poniamo, solo il trenta per cento dei voti potrebbe aggiudicarsi il premio di maggioranza conquistando la maggioranza assoluta dei seggi. La seconda: poiché il premio di maggioranza va alla lista più votata la legge verrebbe aggirata con la formazione di liste-arlecchino formate da tanti partiti che si metterebbero insieme solo per conquistare il premio di maggioranza e si dividerebbero di nuovo il giorno dopo le elezioni. Si tratta di obiezioni serie ma mi permetto di fare due osservazioni. La prima è che, certamente, è in teoria possibile che un partito con solo il trenta per cento dei voti conquisti il premio di maggioranza e quindi la maggioranza assoluta dei seggi. Però, questo è vero anche nel caso dei sistemi maggioritari: nulla vieta, in teoria, che un partito si aggiudichi la maggioranza dei collegi (e quindi la maggioranza dei seggi) ottenendo però, su scala nazionale, un numero di voti limitato. In un sistema maggioritario ciò può accadere se nei collegi sono presenti molti partiti. Più in generale, nei sistemi maggioritari, è quasi sempre la minoranza elettorale più forte che si aggiudica la maggioranza dei seggi.
In pratica, però, non credo che se si votasse con il sistema elettorale che uscirebbe dal referendum correremmo questo rischio: gli elettori sarebbero portati a concentrare i loro voti sulle due formazioni più forti (è l'effetto del cosiddetto «voto utile» o strategico). Mi azzardo addirittura a fare una previsione: se si votasse con il sistema elettorale proposto dal referendum ci sarebbe un duello all'ultimo voto fra Popolo della Libertà e Partito democratico, e il partito che fra i due uscisse perdente supererebbe comunque la soglia del quaranta per cento dei voti (per effetto, appunto, del «voto utile»).
E vengo al problema delle liste-arlecchino. Sartori ha ragione: molti piccoli partiti si aggregherebbero al carro dei due partiti più grandi. Però, la loro libertà d'azione dopo il voto verrebbe compromessa. Una cosa, per un piccolo partito, è disporre di un proprio simbolo e di autonomo finanziamento pubblico. Una cosa completamente diversa è rinunciare al simbolo (e, con esso, a un rapporto diretto, non mediato, col proprio elettorato) e dover per giunta fare i conti, per la spartizione dei finanziamenti, con il gruppo dirigente del grande partito a cui ci si è aggregati. Non credo che, dopo le elezioni, quei piccoli partiti disporrebbero ancora di molta libertà d'azione. Se così non fosse, d'altra parte, perché mai la Lega dovrebbe essere, come è, così ferocemente contraria al referendum? E perché mai Di Pietro (oggi politicamente molto più forte rispetto a quando vennero raccolte le firme del referendum) si sarebbe ora schierato per il «no» dopo avere sostenuto per tanto tempo il «sì»?
I nemici di Berlusconi temono che, con il nuovo sistema, egli possa rafforzarsi ulteriormente. Osservo che è sbagliato giudicare i sistemi elettorali alla luce di preoccupazioni politiche contingenti. Prima o poi, Berlusconi dovrà comunque lasciare il campo. Invece, il rischio, esasperato dall'attuale legge elettorale, di un'eccessiva frammentazione partitica peserà a lungo su di noi. Se non riusciremo, con il referendum, ad aiutare la classe politica a porvi rimedio."
Corriere della Sera.it articolo scritto da Angelo Panebianco il 13.06.2009
martedì 26 maggio 2009
sabato 23 maggio 2009
Cara la 7
E i RADICALI? quando li invitano?
Per quanto non si possano condividere le loro idee, è indubbio che hanno un consenso ed una storia politica nel paese che è ben al di sopra del movimento di Agnoletto, e forse anche del movimento di Storace, eppure questi due esponenti sono stati invitati più volte mentre dei Radicali nessuno o comunque molto poco rispetto agli altri due esponenti in questione.
Data la storia dei Radicali ed il consenso nel paese, che non credo sia inferiore a quello della semi sconosciuta formazione di Agnoletto, e forse pari a quella di Storace (sto parlando di un numero di voti tra 1 ed il 3%), non trovo giusto che ai Radicali sia stato riservato uno spazio inferiore.
Questa a mio avviso è un'alterazione dei giochi democratici dove l'informazione ha comunque un ruolo importante, e trovo deludente il comportamento della 7 perché nell'informazione da loro proposta ho sempre visto una discreta indipendenza.
Per quanto conti poco da domani non guarderò più la 7 fintanto che non venga invitato un Radicale (sperando che non sia Pannella perché francamente non mi piace alla Tv).
Spero in un ravvedimento operoso, da un canale di informazione che tutto sommato stimo.
giovedì 30 aprile 2009
Il riscaldamento globale
Eppure a me non sembra una cosa difficile da capire:
- La terra si sta riscaldando
- Il fattore antropico contribuisce a questo riscaldamento
- Il fattore antropico contribuisce a rendere l'aria irrespirabile (Lo so' che questo problema non necessariamente centra con il riscaldamento, ma ha la medesima soluzione)
Ne consegue che bisogna modificare "il fattore antropico" nello specifico cambiare l'attuale sistema di produzione.
Eppur nulla si muove in questa direzione anzi al contrario, sono proprio deluso.
Polo sud, la piattaforma Wilkins si spezza
MILANO - Le immagini dell' Esa -l' agenzia spaziale europea -mostrano grossi iceberg staccarsi dal «Wilkins ice shelf » (GUARDA), una piattaforma di ghiaccio che si trova nella penisola Antartica. I ricercatori hanno affermato che il «Wilkins ice shelf» -grande quanto la Giamaica- è ha rischio di disgregarsi completamente nelle prossime settimane. La piattaforma è rimasta perlopiù stabile nel corso dell'ultimo secolo, ma ha cominciato a ritrarsi negli anni '90. Il «Wikins ice shelf» era tenuto insieme da un «ponte» di ghiaccio che legava l'isola di Charcot alla terra ferma Antartica. Ma in seguito al crollo del ponte avvenuto nelle scorse settimane, le fratture nel lato nord della piattaforma si sono ampliate e altre si sono formate per l'assestamento del ghiaccio. Secondo i dati del satellite, i primi iceberg si sono staccati venerdì scorso e da allora circa 700 km quadrati di ghiaccio sono caduti in mare.
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RISCALDAMENTO GLOBALE - « Ci sono pochi dubbi sul fatto che questi cambiamenti sono il risultato del riscaldamento dell'atmosfera nella penisola Antartica, che è stato più rapido nell'emisfero sud», ha affermato David Vaughan, ricercatore del British Antarctic Survey. « Otto piattaforme di ghiaccio lungo la penisola Antartica hanno mostrato segni di rottura negli ultimi decenni e il distaccamento del «Wilkins ice shelf» è l'ultimo e il più grande della serie» spiega lo scienziato. La piattaforma ha perso il 14 % della sua massa nel corso dello scorso anno. Secondo i dati, negli ultimi 50 anni le temperature medie nella penisola Antartica sono aumentate di due gradi e mezzo, un aumento superiore alla media globale. Nelle prossime settimane gli scienziati ritengono che il «Wikins ice shelf» perderà circa 3,3370 km quadrati di ghiaccio, un'area grande quasi quanto il Lussemburgo. La rottura delle piattaforme antartiche non provoca in sé l'aumento del livello degli oceani, perché il ghiaccio non si scioglie ma continua a galleggiare, ma insieme all'aumento della temperatura dell'acqua è un importante indicatore del cambiamento climatico in atto nel pianeta."
sabato 18 aprile 2009
Sprechi elettorali
Questa condotta implica uno spreco di circa 300 milioni di euro, contestualmente in questi giorni si discute sull'opportunità di mettere una tassa patrimoniale sui redditi superiori ai 120.000,00 euro per aiutare l'Abruzzo colpito dal terremoto. Ed io non posso fare a meno di domandarmi: "Ma come?!? Prima sprecano i miei soldi e poi vogliono aumentare le tasse perché non gli bastano quelli che già gli do'?"
La cosa interessante è che tutti sono indignati per questo spreco, ma nessuno degli elettori della lega, ed ingenerale di tutti gli schieramenti politici, quando andrà a votare punirà la lega votando per qualcun'altro o andrà a votare al referendum. Il problema dei miei concittadini italiani e che siamo bravi a lamentarci, ma quando si deve far qualcosa, preferiamo andare al mare.
Stessa storia di quando ci fu il referendum sull'abolizione della quota proporzionale del "Mattarellum", tutti si lamentavano del fatto che ancora c'erano troppi partitini, ma nessuno andò a votare, per un sistema che poteva semplificare il quadro politico italiano.
C'è poco da fare ci meritiamo la nostra classe politica.
venerdì 23 gennaio 2009
Perchè NO al nucleare?
Francamente l'ipotesi che un paese come il nostro, che non riesce a smaltire un sacchetto dell'immondizia domestica a Napoli, che ancora non riesce a smantellare le centrali nucleari antereferendum, che ha difficoltà nel gestire le scorie prodotte in passato, non da', almeno a me, garanzie sufficenti di affidabilità.
Tu daresti una pistola ad un bambino che non sa allacciarsi le scarpe?
Io no.
Inoltre dal punto di vista della bontà dell'investimento resto ugualmente perplesso, considerando la mole di soldi i tempi di ritorno, la mancanza di un vero piano energetico che consideri tutte le risorse che l'Italia ha o potrebbe avere a disposizione, fanno di queste idee vere e proprie assurdità.
In sintesi direi che non mi convince chi vuole investire milioni di euro per costruire centrali nucleari, che iniziando oggi, daranno tra 15 anni quantità di energia inferiori al 10% del fabbisogno interno, non risolvendo di fatto il problema della dipendenza energetica dall'estero. Senza contare che nel paese delle lungaggini i 15 anni paventati da tutti sono in realtà 30.
Ritengo meno rischioso, più produttivo investire quei soldi nellle ristrutturazioni edilizie o nei pannelli fotovoltaici. Altro discorso è la ricerca, tanto nel campo del nucleare, tanto dell'eolico ecc. perchè solo chi ha il maggior vantaggio di conoscenze è competitivo nei confronti degli altri paesi.
mercoledì 21 gennaio 2009
L'Eredità Nucleare
Sono passati 22 anni dal referendum che ha bocciato l’energia nucleare. Ora apprendiamo che ce ne vorranno altri 4, se tutto va bene, per saldare i conti con la breve stagione di produzione di quelle centrali: è stato pubblicato oggi il decreto di compatibilità ambientale (Via) per il decommissioning della centrale di Trino Vercellese che dovrebbe concludersi nel 2013. Sarà la prima delle quattro ex centrali nucleari italiane a essere smantellata. Al suo interno ci sono ancora 47 elementi di combustibile irraggiato e altre 7 mila tonnellate di materiale radioattivo dovranno tornare in Italia (sono state portate all’estero per il riprocessamento nell’impianto di Sellafield). Un’eredità pesante che non si sa come smaltire. Eppure il governo ha deciso di riaprire il tavolo del nucleare e i siti delle vecchie centrali sono tra i candidati più probabili per ospitare le nuove. Sarebbe interessante sapere cosa pensano di questa possibilità gli abitanti delle aree interessate."
Moria delle api: pesticidi «essudati»
"Congresso degli apicoltori italiani a Sorrento
Moria delle api: pesticidi «essudati»
Nuove osservazioni sul ruolo dei neocotinoidi nella riduzione del numero di questi insetti
Bastano due minuti: un'ape beve le gocce d’acqua essudate da piante di mais trattate con i nuovi potenti insetticidi neonicotinoidi, e nel giro di soli due minuti cade a terra morta. Queste le ultime scoperte degli scienziati sul rapporto tra pesticidi utilizzati in agricoltura e la crescente moria delle api che ha colpito il nostro Paese: un risultato che apre interrogativi sui possibili effetti di questi veleni sull’uomo. Sarà uno dei temi del Congresso n.25 dell’Apicoltura professionale, gli «Stati Generali» dell’apicoltura, a Sorrento (Napoli), dal 21 al 26 gennaio 2009. (Foto Ansa)
LA «GUTTAZIONE» - Se fino ad ora gli scienziati si erano limitati a constatare gli effetti micidiali sulle api della dispersione dei neonicotinoidi (sostanze utilizzate nella concia dei semi) all’atto della semina del mais, e del loro inquinamento di nettare e polline a causa della loro azione sistemica, adesso si aprono scenari ancora più allarmanti: fra le fonti di raccolto d’acqua preferite dalle api ci sono le gocce che trovano sulle piante, come la rugiada e le gutte, ovvero le essudazioni delle foglie. Proprio queste risulterebbero estremamente contaminate e velenose: il professor Vincenzo Girolami dell’Università di Padova, afferma che «le guttazioni (gocce di acqua che tutte le giovani piante di mais producono in abbondanza sulla punta delle foglie) di piante ottenute da semi di mais conciati, se vengono bevute dalle api le uccidono entro 2-10 minuti ed entro 20-40 minuti se solo vengono assaggiate per un attimo estraendo la ligula (la lingua a proboscide delle api)». Gocce di acqua che oltre alle api, anche altri insetti utili possono tranquillamente raccogliere. Il professor Andrea Tapparo, del Dipartimento di Scienze Chimiche dell’Università di Padova, ha analizzato le gocce di acqua prodotte dalle piantine di mais con la guttazione, rinvenendo la presenza di neonicotinoidi in ragione di una decina di milligrammi per litro: la misura è espressa in milligrammi/litro ovvero ppm-parti per milione - quando è notorio che la dose letale per l’ape si misura in poche, infinitesimali, ppb - parti per bilione.
IL CONGRESSO - «Questa scoperta - sostiene Francesco Panella, presidente degli Apicoltori italiani - è l’ennesima dimostrazione della superficialità con cui sono state concesse le autorizzazioni d’uso di queste molecole a effetto neurologico sistemico, che trasformano le piante tal quali in insetticidi perenni». «Il problema non si risolve con la modifica delle seminatrici e neppure con il miglioramento delle tecniche di concia (migliorando ad esempio l’adesività dei concianti al seme), perché la guttazione sulle piante conciate e su quelle che vengono coltivate in loro successione mette comunque a disposizione dell’ape “gocce di linfa” avvelenata da ingenti quantitativi di principio attivo». Proprio l’emergenza che attanaglia gli allevamenti apistici italiani sarà al centro del Congresso n. 25 dell’Apicoltura Professionale Italiana. Le cinque giornate dell’evento - promosso da Unaapi-Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani, Aapi-Associazione Apicoltori Professionisti Italiani, Apas-Apicoltori Campani Associati, con il patrocinio della Regione Campania - saranno l’occasione importante di discussione e dibattito per affrontare le tematiche più “calde” che ruotano intorno al rapporto vitale che unisce le api alla salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo e delle produzioni agricole del nostro Paese, che proprio i pesticidi killer, usati abbondantemente e indistintamente nelle campagne italiane e non solo, rischiano di compromettere definitivamente."
Articolo tratto dal Corriere della sera del 20/01/2009 di cui al link in etichetta